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«Un lancio di biglie in marmo/è fugace svago ai piedi dei pini./Annuserò il terriccio e gli aghi,/i pollici lesi, sbucciati/ dai trucioli di temperini./Da vuoto e tremore mi guarirai/risoffiando sul velluto./Obbedirò muto al comando/del bendaggio da dipanare,/negli accessi a raso, nei colpi/ripetuti, irritanti del clacson./Per benedire un'aurora, una soltanto/di lustri arpeggi e pruni nella gola.»